Dopo anni di lotta per la liberalizzazione, i discendenti
dei figli dei fiori si sono finalmente accorti che sarebbe meglio coltivare la
più ecosostenibile Cannabis “sativa”? È forse giunto per loro il momento della
redenzione e di convertirsi alla produzione di mattoni, carta e cosmetici
derivati dalla canapa? Oppure quei cespugli di “indica”, meglio conosciuta come
Cannabis indiana, ganja o marijuana, continuano a produrre il loro fascino inebriante? Lo scopriremo
ricostruendo la saga familiare della Cannabis: una storia di incestuosi ibridi,
un viaggio ai confini della legalità, un appassionante duello all’ultimo spinello.
La famiglia della Cannabis è costituita da tre cugine
ereditiere: Indica, la più euforica delle tre, Sativa, la tutto fare della
casa, e Ruderalis, riguardo alla quale le malelingue dicono sia frutto di un
amore incestuoso e illegittimo (manterrò il riserbo e non tratterò di lei in
questa occasione).
Dopo secoli di gloria come produttori di carta, stoffa, olio
e farina, i diretti discendenti di Sativa iniziarono un lento e incessante
declino con l’arrivo di altri concorrenti sul mercato come Cotone, Juta e la
multinazionale delle Fibre sintetiche. Dopo la prima guerra mondiale, Sativa cadde
definitivamente in disgrazia. Negli stati Uniti, tutta la parentela fu dichiarata
fuori legge nel 1937 (in Italia nel 1977) e, così, i vari ceppi della famiglia andarono
in esilio chi in Cina e chi nei vari Paesi dell’Est Europa e a Sativa non
rimase che sfogliare nostalgicamente l’album dei ricordi: le prime pagine di
giornale conquistate per aver prodotto la carta su cui furono stampate la
Bibbia di Gutenberg e la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti,
quegli scampoli di tela utilizzati per le vele delle navi dei Fenici e delle
caravelle di Colombo… che tempi!
Finalmente, nel 1997, si apre uno spiraglio di luce: in
Italia viene emanata una prima circolare che ne permette di nuovo la
coltivazione in via sperimentale e Sativa si prepara per il grande ritorno. Nel
frattempo, però, la più scaltra Indica aveva iniziato a farsi conoscere in
tutto il mondo per le sue qualità: disinibita, divertente, imprevedibile.
Divenne presto una donna ricca, desiderata e, soprattutto, pericolosa, tanto da
essere ricercata in quasi tutto il mondo. Ma questo non sembrò scalfire la sua
popolarità, anzi, continuò a fare proseliti.
Inizia così in conflitto in casa Cannabis. Chi vincerà lo scontro
per il dominio del mondo, l’ecosostenibile Sativa o la psicotropa Indica? Chiedo a voi, cultori della
filosofia ecochic, di fare la vostra nomination. Scegliete quale delle due
varietà pensate riuscirà a detronizzare l’altra.
Tenete conto che con la corteccia della Sativa si possono
produrre carta, fibre tessili, concimi; dalle foglie e dai fiori si ricavano
medicinali e prodotti cosmetici; dai semi si estraggono sostanze per
l’alimentazione umana e olio combustibile. Insomma, la Sativa è un po’ come il maiale,
si utilizzano tutte le sue parti. Della Indica si utilizzano, invece, la resina
e i fiori per ottenere hashish e marijuana, il resto di solito viene buttato.
La Sativa è un arbusto che cresce rapidamente, ha bisogno di
poca acqua e difficilmente è attaccata da parassiti. L’Indica è una piantina
più bassa e, dal momento che coltivare Cannabis per la produzione di droga è illegale,
chi decide comunque di farlo deve vedersela con una piantagione domestica, fare
attenzione a luce, umidità, areazione e Forze dell’ordine.
Un’abitazione costruita con materiali derivati dalla canapa è
resistente alle muffe, agli insetti, al fuoco e gode di un buon isolamento
termo-acustico. Un essere umano trattato con marijuana… ehm, è allegro?
La canapa è “carbon negative”, cioè riduce le emissioni di
anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. Lo spinello è “drug
positive” e la combustione crea inevitabilmente emissioni.
NOTA BENE – Esistono molte varietà di Cannabis e di ibridi.
In questo articolo, unicamente per semplicità di descrizione, ci si riferisce a
“Sativa” per indicare la canapa utilizzata a fini agroindustriali e terapeutici
e a “Indica” per le varietà da cui si ricavano droga e medicamenti.
Che cosa è più importante per voi, l’ecosostenibilità o la liberalizzazione delle droghe leggere?
RispondiEliminaSenz'altro entrambe, direi !
EliminaEheheh, perché scegliere se si possono avere entrambe le cose?! ;)
EliminaMolto interessante questo articolo! Personalmente per me è più importante l'ecosostenibilità del pianeta, ma penso che l'Indica sia più usata.
RispondiEliminaè soprattutto ha più popolarità visto gli effetti ;)
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