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16 maggio 2013

Ginkgo, l'ombrello biodegradabile che non si rompe


Che cosa ci fanno un designer, un ingegnere meccanico e un ingegnere gestionale sotto la pioggia con un ombrello rotto? Ne inventano uno resistente, flessibile, personalizzabile e a impatto zero. Dalla necessità nasce Ginkgo, l'ombrello composto interamente in polipropilene, un polimero completamente riciclabile.


In realtà non si sa bene che cosa li abbia ispirati di più, se il fastidio di avere sempre un ombrello ammaccato mentre piove a dirotto, se la voglia di fare qualcosa per l’ambiente o una comune e insolita passione per i parapioggia. In ogni caso, la loro invenzione, Ginkgo, sembrerebbe avere tutte le carte in regola per aiutare a risolvere l’inquinamento da ombrelli.

Avevate mai preso in considerazione il fatto che ogni ombrello sia formato da 120 pezzi di materiali diversi e di difficile smaltimento? La copertura generalmente è di poliestere, materiale che impiega un millennio a biodegradarsi, mentre le asticelle nella maggior parte dei casi sono in ferro: se fosse raccolto tutto il metallo presente negli ombrelli buttati in un anno, potrebbero essere costruite ben 25 Tour Eiffel. Ecco spiegata l'esistenza dell'inquinamento da ombrelli.


Per fortuna, però, è arrivato Ginkgo, o meglio, sta per arrivare. Federico Venturi (il designer), Gianluca Savalli (l'ingegnere meccanico) e Marco Righi (l'ingegnere gestionale) hanno avuto un'idea, l'hanno realizzata, ma ora per sortire gli effetti sperati deve essere prodotta su larga scala e commercializzata. Per questo, fino al 31 maggio 2013, Ginkgo sarà su Indiegogo, la piattaforma di di crowdfunding che aiuta a cercare i fondi per finanziare progetti creativi, sociali e imprenditoriali.

Quanti ombrelli avete rotto o perso solo quest'anno?

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